eans di cheratina, interni d'auto in cocco: decine di tonnellate di fibre sintetiche potrebbero essere sostituite da proteine ingegnerizzate, provenienti dagli scarti naturali
Una nuova generazione di prodotti “eco-friendly” si appresta a entrare sul mercato: da jeans e maglioni ecologici ricavati dalle piume dei polli, che nulla hanno da invidiare a quelli tradizionali in fatto di comfort, eleganza e resistenza, ai tessuti in cocco. Buona parte dei 38 milioni di tonnellate di fibre sintetiche prodotte ogni anno dall’industria petrolchimica potrebbero infatti essere sostituite da eco-fibre composte da proteine provenienti dagli scarti naturali, come la cheratina delle penne degli uccelli, o il glutine ricavato dal grano.
Ad affermarlo è un gruppo di ricercatori del centro australiano Csiro, in uno studio pubblicato dalla rivista ACS Biomacromolecules. Inoltre, per Walter Bradley, docente di Ingegneria presso la Baylor University (Texas, Usa), anche le fibre ricavate dal mallo delle noci di cocco - resistenti quanto quelle in poliestere, e assai meno costose - possono essere utilizzate per rivestimenti di interni, automobili e navi.
Riciclabili, biodegradabili, facilmente lavorabili e duttili, le fibre naturali potrebbero garantire una produzione di materiali costante nel tempo, con un impatto ambientale minimo. Secondo i ricercatori inoltre, la loro commercializzazione aumenterebbe i profitti dei mercati più deboli (il reddito medio dei commercianti di cocco nei paesi equatoriali è ancora fermo a 500 dollari l’anno) in un contesto in cui il progressivo esaurimento dei giacimenti petroliferi rende sempre più necessario il ricorso a risorse alternative.
Grazie ai progressi delle nanotecnologie, gli scienziati sperano adesso di potenziare la struttura molecolare delle eco-fibre, per ottenere materiali più robusti di quelli utilizzati nella prima generazione di tessuti ecologici, lanciati negli Stati Uniti nel 1930 e ritirati dal mercato dopo neppure un ventennio a causa della loro scarsa resistenza all’acqua.
Mentre proseguono gli studi sui possibili utilizzi di altri derivati biologici, come la canapa o il bambù, il progetto degli eco-tessuti sta già diventando realtà per alcune industrie tessili, tra cui l’austriaca Lenzing: i primi modelli di rivestimenti interni per automobili realizzati con fibre di cocco, nonostante debbano ancora ottenere la certificazione e superare i test di sicurezza, hanno già spinto alle trattative diverse industrie automobilistiche. (ga.c.)
Fonte. galileo